Sul finire del secolo l’Ospizio offre accoglienza a circa venti persone, ma la richiesta è in costante aumento, tanto che intorno al 1906 si ritiene necessario avviare dei lavori non già di ampliamento ma di nuova costruzione. Individuato un sito idoneo, grazie alla generosità di enti e persone che cedono terreni e offrono denaro e manodopera, si lavora duramente nei due anni successivi al fine di portare a completamento entro il 1908 il progetto dell’Ingegner Giulio De Rosa. Possiamo a buona ragione sostenere che la storia della Casa di Riposo di Spilimbergo cominci ufficialmente qui; si tratta di una storia di oltre cent’anni in cui non si annoverano lunghi momenti di inattività o stasi, perché tutti coloro che hanno prestato servizio per questo Ente, in ambito assistenziale, sanitario, amministrativo o gestionale, a titolo lavorativo o volontario, hanno promosso un costante ampliamento dei locali, hanno operato attivamente per consentire un miglioramento continuo dei servizi, hanno mantenuto aperto e fertile il canale della comunicazione con le istituzioni politiche e religiose, con le amministrazioni locali, con la cittadinanza. Questo atteggiamento ha garantito nei decenni la possibilità di conservare vivo l’interesse per il problema della gestione, del ricovero e del sostentamento dei più bisognosi, spesso facendo ricorso all’aiuto spontaneo e non calcolato di molti, tra i quali a titolo simbolico ricordiamo Francesco Petris e la moglie, Anna De Biaso, già benefattori nella loro casetta in Valbruna, che furono scelti nel 1908 quali primi direttori della Casa. La scomparsa del Petris nel 1911 ha costretto la moglie Anna ad occuparsi da sola della gestione. Tuttavia proprio a quell’anno risale l’ingresso, oltre che di alcuni aiutanti mandati dal Comune, delle Suore della Divina Volontà, che hanno prestato servizio presso la struttura per molti decenni, rappresentando soprattutto negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta un punto di riferimento nella gestione e nell’organizzazione della quotidianità all’interno della struttura.
La Casa ha superato indenne tutti i grandi eventi tragici del secolo scorso, in particolar modo le due guerre, ma neppure in momenti difficili come questi si sono arrestati lo spirito di collaborazione e la volontà di crescita. Negli anni 1924 e ’25, ad esempio, si dà inizio ad un primo ampliamento dei locali, con la costruzione di due avancorpi laterali e di una terrazza centrale «ottenuti quasi ribaltando specularmente il volume del fabbricato originario»; questo progetto permette di ottenere spazio per un ampio refettorio al pianterreno e una stanzetta sulla sinistra, destinata ad una «piccola cappellina dedicata a S. Teresina del Bambino Gesù». Due anni più tardi viene realizzata la prima lavanderia.
Roccaforte e punto di riferimento anche durante il secondo conflitto mondiale, sul finire degli anni Quaranta la Casa mostra nuovamente la propria debolezza nel rispondere alle richieste di accoglienza che pervengono numerose; sono allora necessari ulteriori lavori, per soddisfare le neonate esigenze. Sono in prima linea nella gestione anche pratica di questi lavori l’allora Presidente Sante Chivilò e Suor Guglielma Camerotto, pietra miliare della Casa, cui si devono molte delle migliorie risalenti a questi anni. Succeduta a Suor Marcellina e a Suor Virginia nella Direzione della Casa (dopo la morte nel ’31 di Anna De Biaso), nel 1958 la religiosa viene insignita del Cavalierato, con una festa tenutasi proprio alla Casa di Riposo in cui l’intera cittadinanza di Spilimbergo e le massime autorità locali rendono omaggio alla sua dedizione e al suo impegno. Dal ’49 al ’53 vengono attuati lavori in ogni direzione: dall’esterno verso l’interno, rispettivamente con la costruzione della recinzione del cortile e l’installazione di un impianto radiofonico; dall’antico verso il moderno, poiché alla realizzazione dei pavimenti al pianterreno da parte della famosa Scuola di Mosaicisti, grazie ai quali si è potuto garantire un legame solido con la tradizione artistica e con il territorio, in questi anni fa simbolicamente da contraltare l’innovazione apportata grazie al termosifone e al frigorifero. Nel 1950 sorgono quasi contemporaneamente la nuova cucina (grazie ad un ampliamento dell’edificio nella zona retrostante) e una grotta dedicata alla Madonna di Lourdes, nei pressi dell’ingresso.
I problemi che le amministrazioni di questo periodo si ritrovano a dover affrontare riguardano soprattutto due aspetti: da un lato la struttura è ancora inadeguatamente ricettiva e non riesce perciò a far fronte alle quotidiane domande di ammissione; dall’altro all’interno dei locali la scarsità di spazio impedisce qualunque tipo di differenziazione, causando problemi sia di promiscuità tra i sessi, sia di mescolanza tra differenti patologie o condizioni, in un ambiente non completamente salubre che rischia di compromettere anche i ricoverati che godono di un buono stato di salute. È quindi sul finire degli anni Cinquanta che avviene un’altra svolta significativa: la generosità e l’impegno di molti permettono la costruzione, su un lotto di terreno al confine con via Corridoni, del nuovo padiglione dedicato a Padre Leopoldo, completato nel 1957. Nel 1958 il Presidente dell’E.C.A. (Ente Comunale di Assistenza) Giobatta De Paoli (detto Tita), a capo di questi benemeriti, diviene Presidente della Casa di Riposo quando questa ottiene, con decreto presidenziale del 30 settembre 1958, la concessione di decentramento amministrativo e la conseguente autonomia dalle amministrazioni locali, con relativa trasformazione in I.P.A.B. ed approvazione del nuovo Statuto. Il Decreto viene trasmesso all’Ente il 20 gennaio 1959 e nel mese di febbraio il Consiglio Comunale, a norma del nuovo Statuto, nomina il primo Consiglio di Amministrazione della Casa di Riposo che d’ora in avanti dovrà provvedere con assoluta autonomia alla propria gestione. È ancora nel 1958 che viene dato avvio alla costruzione di una Cappella: l’edificio si rende necessario poiché fino a questo momento la Casa fa capo dal punto di vista religioso al vicino Ospedale; al trasferimento di questo, quindi, nonostante la costante presenza delle Suore, vengono a mancare sia un luogo fisico di culto, sia il servizio quotidiano offerto dai preti. In altre parole l’istituto, che ha fin qui già fatto molto in direzione di una autonomia pressoché totale di gestione, ha bisogno di essere autosufficiente anche da questo punto di vista. Il 4 Ottobre 1961 il Vescovo, Monsignor De Zanche, consacra la nuova cappella (dedicata a S. Teresina del Bambino Gesù), costruita in meno di tre anni. Lo splendido mosaico dell’abside realizzato dal Maestro artigiano Onorino Marchi è visibile ancor oggi.
La prima amministrazione si occupa anche di lavori di ampliamento: l’immediato acquisto di un terreno di proprietà dell’Ospedale permette di costruire una lavanderia, e alla crescente richiesta di ingresso di nuovi residenti si fa fronte con l’acquisto del fabbricato dell’ex Ospedale che, su progetto dell’Ingegner Zannier (alla cui prematura scomparsa subentra l’ingegner Guido Giacomelli), è unito alla Casa tramite due verande. Dal 1963, in particolare, grazie ai contributi statali e regionali, si può dare avvio ai lavori; nel 1978 viene inaugurato «il complesso edilizio composto dall’attuale fabbricato a nove piani e da quello a cinque piani collegati mediante due verande all’originaria struttura della Casa di Riposo»3. Negli anni Ottanta e Novanta le Amministrazioni che si sono susseguite hanno continuato a dedicare il loro impegno per migliorare le condizioni di vita delle persone che venivano ricoverate, sia in termini di potenziamento e qualificazione del sistema assistenziale, sia in termini di ammodernamento costante della struttura e di adeguamento funzionale alle normative. Nel 1987 la cucina, fino a quel momento gestita internamente, viene affidata in appalto ad una ditta esterna.
Nel 1992 viene approvato un importante progetto generale di ristrutturazione del complesso edilizio denominato “Casa di Riposo di Spilimbergo”, improntato ad un aggiornamento in base alle nuove regolamentazioni. Per la prima volta viene considerato l’intero complesso residenziale e viene avanzata una proposta complessiva di adeguamento, anche ai fini dell’ottenimento del certificato di prevenzione incendi. In tutti i padiglioni vengono previsti interventi finalizzati al superamento delle barriere architettoniche, al completamento dei lavori relativi a impianti, intonaci, serramenti, pavimenti, ascensori e al rispetto delle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro in base alla famosa legge 626/94, che verranno portati a compimento per lotti successivi negli anni a seguire. Dal 1996 anche l’aspetto di ammodernamento della gestione amministrativa è stato curato, con la completa informatizzazione di tutti i servizi, anche quelli di carattere finanziario.
(Roberta Borgna – Il Filo di Lana, Anziani, Vita e Volontariato nella “casa di riposo” di Spilimbergo,2010)
Foto Gianni Cesare Borghesan